così anche per noi, guardandoci allo specchio, possiamo scoprire di essere una fonte vitale inesauribile che produce FELICITA’, che aiuta a manifestare l’umano, la nostra umanità,
oppure si può accettare di vedere i fallimenti, nostri, quelli passati, le rincorse che non ci hanno portato dove avremmo desiderato, i buchi neri di cui è costellata ogni esistenza, a noi scegliere.
SERVE UNO STRUMENTO: PRENDERSI CURA DI SE’.
Il MONDO DENTRO, ha bisogno di avere una bussola questa si chiama BENE, il nostro bene.
Ciò di cui nessuno al di fuori di noi può conoscere e riconoscere.
Abbiamo bisogno di un’unità di misura, sono le NOSTRE EMOZIONI, lì si trovano le informazioni che consentiranno una più chiara visione della rotta, del percorso, che inizia dai nostri bisogni.
IL CORPO è l’unico referente da cui tutto parte, a cui tutto torna, la materia di cui siamo fatti è biologia, storia, mistero, conoscere le sue potenzialità, i suoi limiti ci aiuta a risalire la corrente che ci condurrà al nostro SE’.
Se ci servono strumentazioni esterne non indugiamo a chiedere aiuto alla medicina scientifica e alle discipline olistiche, due modalità che coprono esigenze diverse ma che appartengono entrambe alla CURA.
LA RELAZIONE è riconoscere sé stessi, senza questo passaggio (infinito) non potremmo costruire relazioni con il mondo che non siano semplicemente baratti, scambi di oggetti (compresi i sentimenti oggettivati e privati di ogni mistero)
LA MISURA è il riconoscimento del limite che se onestamente superato restituisce valore e consapevolezza del percorso fatto.
UN PASSO INDIETRO rispetto alle risposte preconfezionate, anche se valide, anche se collaudate, lasciamo che ognuno di noi arrivi alla sua comprensione.
E’ come un vento freddo, soffia senza una direzione , copre tutto, arriva da lontano, nel tempo, nello spazio
Era nella storia, non siamo riusciti a proteggerci in tempo, abbiamo sottovalutato la sua potenza?
E’ arrivato, ha scatenato rapidamente la sua virulenza,
non ha colpito il cuore di un sistema biologico evoluto, il virus è entrato ancora più in profondità, ha minato il luogo primario, inequivocabilmente vitale, il virus ha scardinato l’ordine primario: respirare.
La paura è il primo effetto della pandemia, i sintomi, la fame d’aria sono il suo cibo ,nel respiro c’è la vita , la relazione.
Senza scambi siamo atomi, frammenti senza un ordine, disperdiamo il senso di ciò che facciamo ,ciò che siamo.
Ogni forma di contatto richiede il tempo necessario per formulare domande che avevamo appena dimenticato, le barriere sociali appena abbattute tornano prepotentemente attuali, urgenti .Caduti gli ultimi pezzi di muro dei riferimenti, schemi sociali, regole che ci restituiscono libertà e autonomia ecco che ci troviamo costretti a diventare consapevoli di ogni respiro e ci muoviamo tra miliardi di frammenti
foto di William Gambineri.
Il respiro che è la prima e primaria relazione con il mondo, non è più spontaneo, normale, appena messo il piede nell’era della comunicazione , della velocità e si riparte daccapo, dal respiro, atto primo ed ultimo.
Ci siamo guardati in faccia, miliardi di facce, abbiamo scoperto che abbiamo storie in comune, tutte uguali, tutte diverse, ognuno resta unico e irripetibile nel proprio vissuto, siamo tutti in un punto diverso della storia ma tutti nella stessa Storia.
La pandemia richiede che si trovi una terapia, un vaccino, ci pensa la scienza…
serve la cura dell’umano, è più complessa ma ognuno deve fare qualcosa per sé perché è l’unico modo per essere di aiuto all’altro.
La terapia inocula una protezione, ripristina i meccanismi della respirazione, la cura ci salve come genere, la cura , ci ricorda che siamo tutti nella stessa storia e questa consapevolezza , profonda come il respiro, non ci renderà più simili ma più solidali.
sicuramente un punto
di incontro tra il mare e la terra
due mondi si
incontrano, si sfiorano, si urtano, si accarezzano….creano
Non ho mai visto
l’oceano ma vivo vicino al mare da sempre , ora è ancora più
vicino a casa.
Cercare di descrivere e soprattutto di evocare quel sottile confine tra ciò che sta dentro di noi, sommerso, calmo , impetuoso, nutriente o povero ma pur sempre un lembo di mare ci abita
cosi come la terra è e resta il luogo dove consegniamo un po di mare e ci portiamo dentro un po di mondo.
La battigia diventa metafora della cura, luogo di incontro tra il nostro mondo e la realtà
La cura è per sua
natura sul confine, è lì che deve stare , vigilare, accogliere,lì
dove le cose si confondono, i confini non sono così netti, puliti,
dove si mischia il nostro sentire e la realtà, il divenire continuo
del mare e la lentezza , la resistenza della terra .
Mai e sempre sono due avverbi che richiamano una forma di tempo
assoluta che non possiamo sperimentare davvero,
solo quando facciamo esperienza della forza Amore
o il suo contrario: la Sua assenza
o ancora la Sua mancanza : il dolore,
sperimentiamo la profondità del tempo , che va ben oltre la nostra
normale percezione.
Io cerco, qui in questo blog, una declinazione delle parole per la
cura .
Prendersi cura non è mai un atto compiuto e finito , bensì la
ricerca per far emergere la parte vitale, una parte di noi, in un
momento di cambiamento che può passare attraverso una malattia, un
episodio significativo per noi o il semplice misterioso svolgersi
della nostra esistenza.
La linea del tempo non si svolge in senso orizzontale ma credo si
possa immaginare come una linea infinita che si può raccontare in
una direzione che si espande dal basso verso l’alto; pensiamo ai
nostri modi di dire: “mi sento a terra”, “sono giù”…
al contrario: tocco il cielo con un dito, sono alle stelle…
Dove andare ?
Il tempo che percepiamo verso il margine più basso è pesante,
faticoso, vischioso. Se ci schieriamo nella posizione del mai, ci
poniamo nell’impossibilità che qualcosa possa cambiare. Il mai è
la sintesi estrema della negazione. Non credo si possa mai negare
realmente un esperienza, un bene, una possibilità, possiamo
allontanarci volontariamente o inconsapevolmente da certe scelte (con
relative conseguenze) possiamo farlo singolarmente o in modo
collettivo, ma non arriveremo al punto assoluto che pone il MAI.
La propensione al sempre, al contrario del mai, richiede un costante
aggiornamento dell’incedere, del andare avanti , non ci possono
essere neanche due azioni ripetute in modo identico.
Ogni passo in avanti porta un piccolo cambiamento, apre a qualche
nuova possibilità il SEMPRE contiene infinite possibilità.
La cura…
La nostre capacità ci pongono per nascita nell’impossibilità di
abbracciare la dimensione del MAI, come la dimensione del SEMPRE.
L’umano è chiamato a muoversi nel dubbio, nel incertezza non potendo sempre calcolare l’effetto delle proprie scelte, delle direzioni che prende, la cura, prendersi cura , vuol dire aprire uno spiraglio di consapevolezza nella direzione del sempre e del mai , dove nulla è già scritto, certo e immutabile.
La metamorfosi è un
cambiamento sostanziale, non sempre prevedibile ma .. avendo fiducia
nella natura… quando avviene credo che sia perché è necessario,
utile .
La cura è la culla
di infinite e possibili metamorfosi.
La metamorfosi può essere spontanea, intrinseca alla natura dell’essere, pensiamo alle bellissime farfalle che si liberano dal bozzolo quando hanno raggiunto una maturazione che dà loro una nuova forma, una nuova vita.
La metamorfosi può avvenire per ogni elemento della natura, nelle piante , nelle rocce, negli animali… e quindi tenderei a non escludere l’essere umano..
L’adolescenza talvolta rappresenta una vera e propria metamorfosi , laddove la persona cambia radicalmente i tratti , i segni lasciati dalla educazione, dal contesto sociale, famigliare per diventare ciò che realmente è , ciò a cui sente intimamente di appartenere pur rimanendo nel suo genere oppure nella necessità di cambiare genere: maschile o femminile o ibrido.
Le cause o le motivazioni di tali trasformazioni possono essere rintracciabili in vissuti traumatici,abbandoni o intrinsechi alla natura stessa. Non sempre si possono portare alla luce le ragioni di cambiamenti radicali ma è importante cogliere i segni e il travaglio che il passaggio comporta , nasce una nuova identità, un percorso di vita cambia radicalmente la sua traiettoria.
La metamorfosi
esclude l’affacciarsi di patologie che compromettono la
personalità, il processo di trasformazione è insito nella natura e
la cura ha , nella sua missione, quello di accogliere e sostenere
tale cambiamento
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