Analogie

ANALOGIA: relazione e affinità di due o più cose tra loro, somiglianza, influenza assimilatrice che una forma linguistica esercita su un’altra. 

In questo spazio troverete immagini e qualche interessante notizia riguardo le analogie e oggetti che sono diventati simboli perché la loro forma, il loro aspetto si presta a delle analogie, troverete anche simboli cioè oggetti caricati di un valore che potremmo definire sacro perché nella storia sono stati “caricati” di significati trascendenti.

A seconda della cultura in cui andiamo a leggere questi simboli troveremo significati e contenuti talvolta differenti se non contrari. Questo capitolo è molto vasto e pieno di curiosità , ma cosa c’entra con la cura? La cura prevede la costruzione di percorsi astratti e/o concreti (cioè pensieri e azioni) dove si mette a servizio la nostra e altrui conoscenza per trovare nuove soluzioni, per creare i “tessuti” sani di cui abbiamo bisogno.

Questo contenitore nasce con l’intento di offrire spazi e spunti di riflessione in tale direzione. 

Ombra

Frondi tenere e belle
del mio platano amato
per voi risplenda il fato.
Tuoni, lampi, e procelle
non v’oltraggino mai la cara pace,
né giunga a profanarvi austro rapace.

Ombra mai fu
di vegetabile,
cara ed amabile,
soave più. 

~ Georg Friedrich Hӓndel

Passeggiando per il centro di Torino, in piazzetta A. Viglongo, in zona Mole,sulla facciata di un palazzo si trova un murales dal titolo : waves of wanting, (onde di volere) Un gioco di luci e strisce di alluminio, un gradevole esempio di street-art.
Nella cultura orientale i bellissimi teatrini di ombre cinesi, pare nacquero per consolare l’imperatore Wu Di dopo la perdita dell’amata. La proiezione sul muro di una statua a sua immagine restituì il ricordo di lei, forse in virtù di questo episodio nacque l’arte della ombre cinesi.

Partiamo da qui, da un idea che abbellisce, rende originale una realtà semplice e necessaria come la luce che incontrando oggetti produce l’ombra.
L’ombra ci restituisce l’idea del doppio (ciò che si compone o risulta di due elementi, non necessariamente uguali)
Inseparabile dalla sua fonte luminosa, l’ombra ci ricorda ciò che non può e non deve essere illuminato perché è nelle tenebre , nell’oscurità.

Nel mito Platonico della grotta,si rappresenta la scoperta della realtà delle cose. Il passaggio dell’uomo chiuso in una grotta buia, legato da catene, alla possibilità di intravedere grazie alla presenza di una torcia alle sua spalle ,dapprima le ombre , poi la forma della realtà delle cose dando la possibilità di intraprendere il percorso verso l’uscita dalla grotta.
La conoscenza come strumento per misurarsi con la responsabilità e il potere della libertà.
Il mito di Plinio ci racconta un altro aspetto delle ombre, legato alla nostra rappresentazione delle cose. La leggenda narra che una fanciulla àncora l’ombra del suo amato alla parete di casa mentre lui si allontana. L’immagine proiettata sul muro proteggerà il giovane e il loro amore dalle lontananze e sventure. Dalla sagoma dell’ombra il padre della fanciulla darà forma con l’argilla alla figura dell’amato. Fu così che nacque l’arte della pittura e della scultura.
L’origine dell’arte, l’espressione della propria visione della realtà che ha la forza di superare la staticità dell’ombra per diventare visione , possibilità, conoscenza.

La psicanalisi è un lume che può schiarire le ombre,dare forme all’invisibile, accedere al luogo degli impulsi,delle proiezioni, delle fantasie, a tutto il nostro materiale inconscio che poi educato e vestito portiamo alla luce del giorno.

L’ombra esiste perché esistiamo,è necessaria e funzionale al nostro vivere, è la nostra possibilità di lavorare, vivere , crescere in ascolto del nostro profondo, di ciò che non è conoscibile se non da noi, dall’osservare la nostra ombra. 
L’altrui ombra è la rappresentazione del male ricevuto, del male del mondo,l’incapacità di portare alla luce la creazione attraverso l’esercizio della creatività fa risaltare le ombre cupe ,minacciose, pericolose dell’incoscienza, dell’irragionevole.

L’ombra, credo davvero, lasci spazio per avvicinare ciò che vorremmo vedere e ciò che non possiamo vedere. Osservare le ombre, nell’arte pittorica, nei teatrini, nelle strade urbane cadenzate di lampioni, ci aiuta a ricordare che l’ombra è la proiezione di un corpo su una superficie grazie alla presenza della luce, l’uno non esiste senza l’altra, in un gioco di complicità e possibilità. 

Il Pozzo

 

La necessità di dare forma e senso alle nostre paure, ai nostri bisogni,alle speranze, alla necessità di vedere nelle cose qualcosa che ci corrisponda, che appaghi il desiderio di conoscenza o che ci possa restituire un racconto che permetta di essere trasmesso alla discendenza,è una delle attitudini dell’uomo. 
Storia, leggende, credenze, si intrecciano sempre negli elementi, negli oggetti. Il pozzo è un elemento architettonico che ha una doppia utilità: il suo utilizzo e una valenza simbolica. 
Il pozzo nasce per la necessità di accedere all’acqua che scorre sotterranea. L’acqua è un bene talmente prezioso che la costruzione dei primi pozzi risale all’era paleocristiana e solo la costruzione degli acquedotti in epoca romana sostituirono la necessità del pozzo,che per altro resta in uso. L’acqua, proprio perchè è di vitale importanza è caricata di significati. In questa occasione vediamo, appunto quella che viene estratta dalle falde della terra. 
La sua forma richiama il calice che nella simbologia che in tutte le tradizioni richiama l’unione tra la terra e il cielo.

Nella profondità ed oscurità si possono creare le condizioni per la realizzazione dei nostri desideri, la luna nel pozzo è l’espressione popolare che indica come sia possibile trovare “il tesoro”e quale sia il percorso da fare: la discesa nell’abisso. 
Ogni cultura, da quella nordica,celtica alla nostra cultura nuragica,alla tradizione contadina,da sempre nel pozzo si riconosce una sorgente di trasformazione e rinascita.
Ogni religione ha almeno un pozzo da cui sgorgano, virtù,forze misteriose, guarigioni miracolose.
Nella nostra tradizione cristiana ha più di un significato, il pozzo come sorgente d’acqua si può elevare a fonte battesimale, l’acqua che sgorga dalla terra ha assunto un potere terapeutico, lo specchio d’acqua viene messa in correlazione con gli occhi “specchio dell’anima”.
Nell’Antico Testamento nel racconto dell’Apocalisse viene descritta un immagine rovesciata di un pozzo da cui salgono fuoco e zolfo che richiama una zona dove il diavolo viene tenuto prigioniero.

Il celeberrimo pozzo di S. Patrizio (in onore del santo irlandese),sito ad Orvieto,costruito per l’approvvigionamento dell’acqua in caso di assedio della città, (1527) venne chiuso per mancanza di utilizzo. Fu riaperto nell’800, per volere dei frati del convento dei servi a ricordo del santo Patrizio che richiamava la discesa negli inferi per la purificazione dei peccati. Ad oggi il pozzo è visitabile per i turisti e percorrere la sua discesa offre suggestioni meritevoli dovute ai giochi di luce provenienti dai finestroni e dalla particolarità della sua architettura. 
Nell’antica letteratura cinese, il pozzo è legato alla vita erotica perchè richiama la profondità, il buio raccoglimento necessario alla vita,ad un fluido vitale, infatti è il simbolo della “ festa di gioia della coppia di innamorati celesti”.
La letteratura popolare attraverso le fiabe,racconta molti pozzi, naturalmente la discesa è la discesa agli inferi, il buio,la solitudine lo smarrimento sono le condizioni per la trasformazione, il coraggio e la fiducia saranno le uniche armi vincenti per trovare la luna in quello specchio d’acqua che è il fondo di un pozzo.  

Il Nodo

Chi dice mai che sono io che lo voglio questo distacco, questo viver lontano da te? 
Le mie vesti odorano ancora della spiga che mi donasti ,
la mia mano tiene ancora la lettera che mi inviasti
intorno alla vita porto sempre una doppia cintura ;
sogno che essa ci lega entrambi in un unico nodo.
Non lo sapevi tu che la gente nasconde l’amore come un fiore troppo prezioso per essere colto?

~ Wu- ti dei Liang

Lacci e nastri sono da sempre un simbolo da porre in rapporto al gesto del legare e del sciogliere. L’unione o la liberazione, questo il significato più forte, ma non l’unico.

Dal mito di Gordio, che che tramite una cinghia annodata più volte teneva legata la terra al cielo, simbolo di potere temporale, politico, dove solo Alessandro Magno riuscì a la corda a recidere con la sua spada la corda e diventare imperatore dell’ Asia minore,al nodo di Salomone, molto usato in araldica, soprattutto nei paesi nordici a ricordare il legame dell’uomo tramite tra il cielo e la terra. La sua forma richiama un labirinto può esprimere il percorso dell’uomo in un percorso iniziatico, ma anche la circolarità delle stagioni, il ciclo di vita di nascita ,crescita e morte per poi ricominciare in un ciclo infinito.
Dovere e potere sono espressi dai nodi che implicano un legame terreno ma con una forte implicazione simbolica che ne esprime la forza e la difficoltà nel sciogliere questi vincoli 

La presenza di un nodo sulla corda influenza le proprietà meccaniche della corda stessa , in particolare ne riduce sensibilmente il carico di rottura. Naturalmente ciò dipende dal tipo di nodo che viene eseguito. Ogni professione dal marinaio al carpentiere ha un corredo di nodi da imparare, ed ognuno di questi ha funzioni precise ed insostituibili che vanno dalla tenuta , alla sicurezza, alla trama, alla cattura della preda. 

In una zona del Veneto si ricorda con una pasta ripiena ( tortellino di Valeggio) fatta con la forma del “nodo d’amore” in ricordo di una leggenda che narra di un capitano dell’esercito che si innamorò di una strega che si rivelò una bellissima ninfa e la loro fuga d’amore terminata nelle rive del Mincio.
Ci sono tappeti fatti con solo nodi, milioni di nodi e stoffe ordite senza la possibilità di fare un solo nodo, o ancora, se pensiamo all’utilizzo dei nodi per i pescatori e le loro reti, ogni nodo definisce una porzione della trama nella rete
Come ogni simbolo anche il nodo, nella sua infinità semplicità, ci da indicazioni sull’utilizzo delle parole che creano e sciolgono legami. Le parole sono come i fili di una tela,intrecciati con sapienza o immaginando il disegno che stiamo costruendo, o ancora avvolte nel buio misterioso di ogni vita ma siamo pur sempre tessitori di trame di parole, di nodi da fare e da sciogliere.   

Il Pane

Il pane, uno dei simboli più antichi del mondo che ricorda che l’uomo viene dalla terra , si nutre dei suoi frutti, ad essa è legato in modo indissolubile. Dal chicco di grano che cade nella terra fertile(macrocosmo) e muore per diventare pianta al microcosmo della lievitazione, alla forza vitale di enzimi.

L’albero del pane ( Artocarpus) che cresce in zone dell’Asia tropicale, produce un fiore a forma di spiga e il suo frutto che veniva chiamato “Panasa” tradotto in italiano “panassa”, ricorda il mallo della noce( più grande), la sua polpa cotta ricorda il gusto del pane. La forma del pane che può richiamare la forma di ortaggi o forme antropomorfe, o ancora simboli come la treccia, l’anello, l’aggiunta di ingredienti che hanno anche significati evocativi a partire dal condimento del prezioso olio, o ancora pani adornati di uova come decorazione,o ancora l’utilizzo di diversi cereali a seconda dell’occasione in cui si condividerà il pane. Il pane è uno strumento che per tutte le popolazioni mediterranee rappresenta uno strumento,un cibo capace di dialogare con la nostra necessità di sacralità. Da questo nasce il disprezzo per il suo spreco, buttare ciò che è di vitale importanza per l’uomo è segno di non riconoscimento e non appartenenza al mondo che si abita.

Nella tradizione ebraica il pane non lievitato : azzimo, è a ricordo in esodo dall’Egitto Egitto, partiti per raggiungere la terra promessa della Palestina,non ebbero il tempo per far lievitare il pane 
Il pane ha origini ancora più antiche, da quando l’uomo divenne stanziale, agricoltore, il grano e la sua lavorazione lo hanno accompagnato e sostenuto nel trascorrere dei secoli. Egizi,Greci,Romani fecero della panificazione un fulcro dell’economia tradizionale.
La religione cristiana ha fatto del pane la sintesi del mistero del corpo che diventa spirito. La trasformazione, il principio evolutivo per eccellenza, la lievitazione, il pane rappresenta la lentezza con cui ciò avviene, la fatica e le condizioni intrinseche affinché ciò avvenga. Il pane è il simbolo per eccellenza del cibo essenziale, dell’onestà del lavoro ,della condivisione più genuina e intimamente familiare.

Il Manzoni nella narrazione del “tumulto di san Martino” o rivolta del pane (1628) attraverso le disavventure del povero Lorenzo Tramaglino. L’autore riporta la storia degli eventi che seguirono un periodo di carestia che ebbe tra le conseguenze un notevole rincaro del pane, mentre la voce pubblica accusa i fornai di nascondere la farina per far alzare il prezzo del pane. Nasce una rivolta popolare che coinvolge tutta la città di Milano e dove Renzo rischia di diventare unico capro espiatorio dei rivoltosi. Manzoni non approva i moti di piazza dettati dal vociar di popolo da una parte né dalla politica incapace di amministrare con saggezza i bisogni della popolazione e delle risorse.
Il pane, protagonista silenzioso delle nostre tavole quotidiane,nutre da sempre l’ambivalenza dell’uomo che è un legame tra la terra e il cielo ovvero una sintesi tra la materia e lo spirito, ricorda la necessità di nutrimento tanto del corpo quanto della sua capacità di proiettarsi in una dimensione del possibile (ciò che sarà ma non è ancora) che appartiene alla sua necessità di evoluzione.

L’Albero

La scelta di usare l’albero come logo del blog è in sintonia con il mio modo di sentire, ascoltare e pensare come fanno gli alberi che dalla terra prendono nutrimento, il seme muore per permettere alla pianta di crescere. Un albero diventa ciò che era il suo seme ma deve trovare anche le condizioni perché ciò avvenga, naturalmente con tutte le eccezioni di cui la natura è capace. L’albero si nutre di ciò che gli dà la terra e cerca la luce, le cose essenziali…trasforma il nutrimento della terra, attraverso procedimenti chimici e alchemici che diventa linfa, cioè nutrimento per sé, per la propria sopravvivenza e la propria crescita e perché avvenga tutto ciò ci vuole tempo, pazienza e cura.

La forma che prende l’albero quando è arrivato alla sua maturazione è l’espressione di ciò che era il suo seme, degli eventi esterni che sono accaduti e che hanno condizionato a favore o a svantaggio ciò che poteva andare diversamente, così quando lo guardiamo possiamo ascoltare il suo racconto attraverso il suo aspetto, attraverso quello che ci offre.

Se vogliamo conoscere un frammento della Verità di ciò che sta innanzi a noi dovremmo ascoltare le emozioni che suscitano in noi quell’ascolto. Attraverso le nostre emozioni possiamo entrare in empatia con l’altro e conoscere (per riconoscere) ciò che è Vero.