E’ come un vento freddo, soffia senza una direzione , copre tutto, arriva da lontano, nel tempo, nello spazio

Era nella storia, non siamo riusciti a proteggerci in tempo, abbiamo sottovalutato la sua potenza?

E’ arrivato, ha scatenato rapidamente la sua virulenza,

non ha colpito il cuore di un sistema biologico evoluto, il virus è entrato ancora più in profondità, ha minato il luogo primario, inequivocabilmente vitale, il virus ha scardinato l’ordine primario: respirare.

La paura è il primo effetto della pandemia, i sintomi, la fame d’aria sono il suo cibo ,nel respiro c’è la vita , la relazione.

Senza scambi siamo atomi, frammenti senza un ordine, disperdiamo il senso di ciò che facciamo ,ciò che siamo.

Ogni forma di contatto richiede il tempo necessario per formulare domande che avevamo appena dimenticato, le barriere sociali appena abbattute tornano prepotentemente attuali, urgenti .Caduti gli ultimi pezzi di muro dei riferimenti, schemi sociali, regole che ci restituiscono libertà e autonomia ecco che ci troviamo costretti a diventare consapevoli di ogni respiro e ci muoviamo tra miliardi di frammenti

foto di William Gambineri.

Il respiro che è la prima e primaria relazione con il mondo, non è più spontaneo, normale, appena messo il piede nell’era della comunicazione , della velocità e si riparte daccapo, dal respiro, atto primo ed ultimo.

Ci siamo guardati in faccia, miliardi di facce, abbiamo scoperto che abbiamo storie in comune, tutte uguali, tutte diverse, ognuno resta unico e irripetibile nel proprio vissuto, siamo tutti in un punto diverso della storia ma tutti nella stessa Storia.

La pandemia richiede che si trovi una terapia, un vaccino, ci pensa la scienza…

serve la cura dell’umano, è più complessa ma ognuno deve fare qualcosa per sé perché è l’unico modo per essere di aiuto all’altro.

La terapia inocula una protezione, ripristina i meccanismi della respirazione, la cura ci salve come genere, la cura , ci ricorda che siamo tutti nella stessa storia e questa consapevolezza , profonda come il respiro, non ci renderà più simili ma più solidali.