da quando si erano trasferiti al castello, il gatto Oronzo non ebbe più un attimo di pace, le gemelle Sissi e Nora erano troppo indisciplinate….
No… non siamo in una fiaba per bambini !
La voce fuori campo è la voce narrante di una fiaba, di un racconto ma anche il suggeritore a teatro, il regista dello spettacolo, la voce fuori campo ha la funzione di guidare l’ascoltatore nella narrazione di un evento.
Tecnicamente la voce fuori campo è il narratore ed è un lavoro complesso, nel mondo della cura la voce fuori campo fa riferimento all’ascolto delle parole che per noi hanno il valore di una guida, di un riferimento.
La voce fuori campo è quella della mamma, quando sei bambino o un giovane adulto,è la voce di chi tifa per te oppure di chi vorrebbe eliminare un rivale, è la voce dello psicanalista che ti offre uno specchio per l’anima in modo che tu possa vedere la tua immagine.
La coscienza
“Ma che effetto che ci fa” sentire quelle parole, che peso hanno, quanto valore dare a quell’ascolto?
La coscienza ha una voce? …
sicuramente, non ha
una sola voce e non sei mai certo se sta dicendo la verità…
Eppure è importante
ascoltare la voce fuori campo tanto quanto la nostra voce, la nostra
coscienza, la nostra capacità di valutare con le capacità, le
conoscenze che abbiamo in quel momento.
La nostra voce, cioè ciò che possiamo riconoscere, merita tutta la nostra attenzione perché è la nostra bussola per la navigazione nel mare delle voci fuori campo.
La coscienza,ha bisogno di esercizio costante per poter diventare affidabile, è come un buon paio di occhiali che ci consentono di vedere l’infinitamente piccolo, come una zattera attrezzata per attraversare il mare in tempesta e una voce tonante per quando il torpore ci pervade.
Prendersi cura vuol dire mettere in relazione più elementi che tra loro formino una sinergia (un circolo virtuoso) e che questo produca un miglioramento o una soddisfazione a chi pone in atto la cura.
Quando ci prendiamo cura di noi stessi o curiamo qualcuno, mettiamo un attenzione particolare almeno ad un aspetto (quello da curare), prestiamo e dedichiamo particolare attenzione a ciò che in quel momento vorremmo migliorasse la sua condizione. Per fare questo mettiamo più soggetti (cose) in relazione tra loro al fine di trovare la giusta sinergia. Naturalmente non ci sono limiti al soggetto di cura a cui faccio riferimento.
Non insegnate ai bambini, non insegnate la morale, è stanca e malata potrebbe far male, forse è una grande imprudenza lasciarli in balia di una falsa coscienza non elogiate il pensiero che è sempre più raro non indicate per loro una via conosciuta ma se proprio volete insegnate loro la magia della vita Non insegnate ai bambini ma coltivate voi stessi il cuore, la mente. Stategli sempre vicini date fiducia all’Amore il resto è niente
Uno specchio d’acqua offre ad un fiore la propria immagine,lo specchio gli restituisce la sua forma, i suoi confini, il suo colore, l’ambiente che lo circonda; lo specchio gli restituisce sempre la sua immagine, il passare del tempo, il racconto della sua storia. i segni che questo lascia.
Non è facile usare una parola così impegnativa,il perdono richiama un precetto religioso, perdonare qualcuno richiede da parte di chi perdona una grande generosità e da chi viene perdonato ci si auspica gratitudine, assunzione delle proprie responsabilità, comprensione dell errore o della mancanza procurata. Perdonare se stessi sembrerebbe più facile, con i propri errori potremmo essere più indulgenti ma spesso non è così. Chiedere perdono è un riconoscimento delle proprie responsabilità , del crescere perché si riconosce qualcosa di sé, dell’altro, di ciò che era sconosciuto.
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